Il parlamento boccia il MES: si spaccano maggioranza e opposizione. E c'è chi brinda...
Commento | Alla Camera esplodono le contraddizioni tra i partiti. L'Italia avrebbe bisogno di coalizioni unite, ma si moltiplicano le divisioni. E non ci fanno bene.
“Un brindisi al Mes!”, mi sorridono in un bar della capitale due deputati di maggioranza con i calici alzati. Li incrocio per caso, mentre entro in un locale di Roma per un pranzo di lavoro con altre persone. Sono ex colleghi, ci conosciamo da anni. Gli chiedo cos’è successo e mi rispondono entusiasti: “Non hai visto? Abbiamo votato poco fa, finalmente si è chiuso col Mes”.
Li saluto con tanto di auguri natalizi e controllo rapidamente sul telefono. Effettivamente non avevo visto: pochi minuti prima la Camera aveva bocciato (o quanto meno rinviato, almeno a dopo le Europee di giugno) la ratifica del Meccanismo europeo di stabilità, il MES: l’Italia rimane l’unico tra gli stati membri dell’Unione europea a non aver ancora ratificato questo trattato.
Attenzione: ratificarlo non significa attivarlo (eppure ce ne sarebbe bisogno per finanziare investimenti sempre più imprescindibili per rafforzare il nostro sistema sanitario, come chiede a gran voce chi lavora nella sanità pubblica e privata), ma ‘solo’ dar seguito a un accordo che l’Italia ha firmato assieme ai suoi ‘soci’ in Europa.
Dentro ai bicchieri di quel brindisi tra parlamentari sta dentro tutta la particolarità di questo 21 dicembre per la politica e per l’Italia, che segna uno dei passaggi più significativi di questa legislatura e della nuova fase politica apertasi con la nascita del governo Meloni.
Il voto della Camera ha mandato in tilt tutti gli schieramenti politici. In primis quello della maggioranza di centrodestra, divisa tra i voti contrari di Lega (scontato) e Fratelli d’Italia (scontato pure questo, ma un po’ meno: ora la premier Giorgia Meloni dovrà spiegare la posizione nelle prossime riunioni con i capi di stato e di governo europei); astenute, invece, Forza Italia e Noi Moderati (che nella scorsa legislatura addirittura fecero nascere un intergruppo “Sì al Mes” e che ora avrebbero votato a favore, ma dovendo convivere con i due alleati di destra hanno dovuto moderare le proprie posizioni).
Sul fronte delle opposizioni, poi, le contraddizioni non mancano. Anzi, sono altrettanto accentuate. Il Partito democratico ha coerentemente votato a favore, così come hanno fatto Azione, Italia Viva e +Europa; di segno totalmente contrario, invece, la posizione del Movimento 5 stelle, con tanto di intervento in Aula del suo leader, Giuseppe Conte, lasciatosi andare a urla e strepitii al punto da farsi richiamare dalla presidenza.
Astenuti, invece, Verdi e Sinistra italiana.
“Il parlamento è sovrano, noi non possiamo fare altro che prenderne atto”, è la linea ufficiale del Governo. Un modo elegante per dribblare il problema; ma mai come in questa legislatura, governo e maggioranza parlamentare sono totalmente sovrapposti. Anche sul fronte della presunta alternativa politica a questo governo (tutta da costruire, peraltro) le divisioni appaiono insanabili su questo tema. E forse anche su altri (vedi, ad esempio, alla voce Ucraina).
Al netto delle posizioni di ciascuno dei lettori di questo articolo, c’è un punto che vorrei evidenziare: l’immagine che oggi l’Italia fornisce ai suoi partner europei. E’ quella che conferma uno degli stereotipi che ci portiamo addosso, cioè di una classe politica divisa in politica estera, in cui non esistono posizioni uniformi in nessuna delle coalizioni che governano o potrebbero governare il Paese nei prossimi anni.
Quando Meloni parlerà con gli altri leader europei esprimerà la sua posizione, quella del suo partito, quella della sua maggioranza? Quando Schlein si proporrà all’estero come l’alternativa “al governo delle destre”, come potrà essere credibile? Sono domande che aleggeranno a lungo attorno alle azioni dei nostri principali attori politici.
Qualcuno starà pensando: “Chissene frega”. Ed è proprio qui l’errore: l’Italia, membro fondatore dell’Unione europea e componente del G7, è un grande Paese. Da cui ci si aspetta unità e omogeneità, almeno dentro le rispettive coalizioni, sulla politica europea e internazionale. Diversi, ma in casa propria ognuno con le idee chiare su cosa fare. Tuttavia, non è così.
Gli unici che hanno votato in modo omogeneo sul Mes e hanno posizioni sovrapponibili nel 90% dei temi, sono i tre partiti della potenziale coalizione liberale/centrista, che aderiscono alla stessa famiglia europea e di fronte alle forti contraddizioni di destra e sinistra potrebbero diventare un punto di solidità e certezza della politica italiana: ma al momento Azione, Italia Viva e +Europa sono profondamente divisi e propensi a sfidarsi da avversari alle prossime Europee.
Non è un panorama fiorente quello che oggi offre la politica italiana. C’è da sperare che la pausa natalizia aiuti a recuperare lucidità e a fare chiarezza nei rispettivi campi politici. Perchè da un confronto politico anche aspro, ma basato su posizioni chiare anziché sul caos che al momento domina dentro e tra i partiti, l’Italia trarrebbe solo giovamento.
Restiamo con le dita incrociate. In fiduciosa attesa che presto ci sia qualcosa per cui brindare davvero.